Villa Romana Il Passato

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LA VETRAIA
Che dire della Vetraia? Veh è una storia lunga e senz'altro Mario sarà più documentato di me. Io vi posso parlare della mia Vetraia, di quello che ricordo e che mi hanno raccontato. Anticamente era un terreno con un grosso fabbricato centrale che si dedicava ovviamente alla produzione del vetro. Fu occupato dai militari e dai nazisti sotto la guerra e il capannone ando' in malora anche in seguito a bombardamenti. perchè era centro strategico. Questo capannone diroccato rimase fino alla costruzione dell'Italmaco che bonifico' l'intera area. Prima della costruzione dell'Italmaco, c'erano alti muri con cocci di bottiglie sul bordo superiore per evitare lo scavalcamento. La strada non era asfaltata e si chiamava via della Vetraia. A seguito dell'urbanizzazione della zona e del fatto che fu costruita in pratica una stradina ad essa perpendicolare quando noi vendemmo dieci metri striscia per consentirlo, si creo' un incrocio laddove la vecchia Via Vetraia curvava lasciandosi un cancello e dei muri sulla sua sinistra. L'Italmaco costrui' molto, il cancello e il terreno spari', arrivo' la nuova strada e prese il nome di Via Vetraia. Il vecchio pezzo prima della curva ora si chiama Via della Vetraia Vecchia, in omaggio al fatto che esisteva da prima.
Quando ero ragazzino, non passava giorno senza la caduta di  qualche tegolone o trave a terra. Era popolato da bisce e da gechi, per lo piu' inaccessibile con montange di lana di vetro e ancora le vecchie scritte sui muri diroccati. Questi rumori, specialmente se accadevano la notte a causa di qualche colpo di vento erano molto sinistri. E forse da questo nacque la tendenza e la storia che quei luoghi fossero popolati da fantasmi. E non ci salvammo nemmeno noi! C'è chi giura di averli visti anche dentro Villa Romana al punto che le nostre due aperture sulla soffitta che servono a fare prendere aria alla soffitta stessa e al tetto, vennero chiuse da una rete. E per un periodo furono addirittura murate! Noi non abbiamo mai saputo chi sia stato a farlo. C'è da dire che allora D'inverno e primavera Viareggio per noi non esisteva e chiunque poteva fare quello che voleva senza che ce ne accorgessimo! Comunque i due custodi Mario e Carollo erano attentissimi che nessuno entrasse nel capannone, soprattutto noi bambini. Data la pericolosità del fabbricato. Poveri noi che invece pensavamo che loro si volevano tenere tutte per loro le enormi more nere che vi crescevano......
Detto dei fantasmi vi racconto anche del campo da calcio. Nel terreno dove ora c'è il parcheggio italmaco e i pini c'era un grosso campo da calcio in terra battuta con tanto di spogliatoio. Io non ho ricordi di partite, ma solo del fatto che dovevano aver smesso di giocarci veramente da poco. C'erano ancora le porte e non vi sto a dire agli occhi di un bambino piccolo quanto possa essere grande una porta da calcio. Ho un ricordo di una cosa immensa. Anche il campo col passare degli anni divenne una boscaglia, lo spogliatoio in legno a baracca, fu smantellato e rimase tutto un groviglio di rovi e erbaccia. Sullo sfondo cera la Burlamacca e altre casette con delle balaustrine, anch'esse diroccate.
E prima, ma prima, la vetraia cos'era? Vi aiuto con queste foto scattate nel centro Italmaco. Fatevi un'idea della zona. Di com'era e di com'è ora. Cambiamenti pazzeschi. Ma Villa Romana è l'unica cosa che resiste da allora. Attorno è cambiato TUTTO. Questi cartelloni, con lodevole iniziativa li ha messi il comune in strada.

     Dimenticavo! Prima si chiamava Vetraria!

IL CANCELLO SULL'AURELIA
Ho ritrovato un'altra delle foto che piacciono a me.....è targata 1925 e non è un caso che sia stata scattato pochissimo tempo dopo l'atto di acquisto. La mia famiglia ( i miei bisnonni) andavano a Villa Romana già da parecchi anni in affitto. Come vi ho raccontato nel pezzo che riguardava l'atto d'acquisto, nel 1924 decisero di comprarla. Era un posto particolarmente "selvaggio" e "inospitale" soprattutto per i tempi. Si stava in aperta campagna, e vicino a una grossa fabbrica. Il prezzo era buono. La comprarono. E iniziarono a dare al terreno una sorta di "sistemata". In queste foto potete notare la differenza a distanza di poco meno di un anno (il tempo dei necessari lavori) dell'aspetto dell'entrata principale sulla statale Aurelia, la famosa "via per Pisa" (in antitesi all'altra famosa "via di Lucca").
Si nota che il cancello era molto piu' alto in mezzo a una boscaglia assoluta e senza tettucci e capitelli, circondato da mura diroccate e prive di intonaco. Era il 1925 e furono fatti i lavori.


  

HO RITROVATO DEI DOCUMENTI
A volte una perdita d'acqua può servire a far luce dentro il buio di un soppalco e puo' servire a trovare una vecchia cassa di legno con dei documenti. A dir la verità era un pò che la cercavo a casa di mia zia. E' stato Mario che mi ha messo la pulce nell'orecchio. Mi continuava a ripetere che dovevo accertarmi sulle origini di Villa Romana.
Certo non sono arrivato all'anno di costruzione, ma sono senz'altro giunto a trovare il nome del precedente proprietario.
I miei andavano già da diversi anni in affitto e nel 1924 si decisero e comprarono la casa. Furono mia nonna e mia pro-zia a figurare come proprietarie. Anche se in pratica non mi riesce molto difficile pensare che ci fu lo zampino dei loro genitori!! Il precedente proprietario si chiamava Sandrini e ho fotocopiato sia la prima pagina dell'atto (sono 17 pagine!!!!), sia la mappa originale dei confini. Ora ve le ripropongo in piccolo. Al solito ci potete cliccare e vederle ingrandite!

  

La marca da bollo da 12 lire e il francobollo di Regno d'Italia da 6 lire sono assolutamente fantastici! E si vede anche il pezzo venduto a Italmaco per consentirgli la  costruzione della strada e il rispetto dalle edificazione dei suoi centri. La parte dell'Italmaco era ancora la vecchia Vetraia. E lo sviluppo urbanistico della zona in degrado era ancora molto molto lontano! Via della Vetraia si chiamava Via di Passo. C'è il fosso Lamalonga di cui vi ho gia' parlato e c'è anche il sottonome dell'Aurelia che era "Via per Pisa". Si vede bene dalla mappa e in rosa il capannone della Vetraia, allora perfettamente funzionante e moderno, poi bombardato perchè quartier generale tedesco e ora sostituito dai centri Italmaco. Assolutamente particolare il riferimento al prezzo dell'acquisto. Sono 47500 lire di allora. Chissa' facendo un calcolo a cosa si potrebbero equiparare? Di sicuro ora il costo di una carta bollata per atti di questo tipo è simile a quello, ma in euro. Se anche il prezzo della casa fosse simile a quello ma in euro....avremmo il valore di allora dell'immobile, che risulterebbe  piuttosto basso. Ma c'è da dire che per allora la proprietà era assolutamente in mezzo alla campagna, ai fossi, ai rovi, senza un cancello, lontana da altre abitazioni, vicino a una fabbrica rumorosa e a un fosso non proprio salubre, molto approssimativa come confini e recinzioni e in cattive condizioni. Ora l'intera zona ha subito uno sviluppo notevole e anche i prezzi si sono allineati.
L'atto avvenne sotto Vittorio Emanuele III. Mario io adesso i documenti ce li ho. Se vuoi proseguire tu con le indagini, te li fornisco. Vediamo dove ci porterà questa storia misteriosa.......



UN PO' DI CURIOSITA'.
Tutti i luoghi hanno una storia. Viareggio, il Varignano, la Vetraia e Villa Romana. In questa sezione riporterò varie notizie del passato di Villa Romana e di tutto quello a lei correlato nel tempo.Intanto iniziamo con una curiosità. Vi sottopongo uno zoom di una foto molto antica.di Villa Romana. Ai tempi dei negativi grandissimi. Sottoposta a scansione questa foto anche abbastanza anonima direi, e di piccolissimo formato, presenta numerosissime sorprese. Pensate, una  stampa anche un po' ingiallita, con qualche riga e qualche graffietto, subisce egregiamente lo zoom, molto meglio di tante "creazioni" moderne. La risoluzione è ottima, senz'altro dovuta alle dimensioni del negativo, ma anche alla bontà dei materiali del tempo (tipo obiettivi, per esempio), che hanno ben poco da invidiare a quelli odierni. Ecco l'intera fotografia opportunamente ridotta per web e il suo zoom. Ancora mi ricordo quando mi regalarono questa fotografia.

E' una foto del 1930. Le curiosità che vi presento sono DUE. E nella foto intera ho cercato di evidenziare dove sono poi andato a zoomare. La curiosità numero 1 è che in giardino, nel campo tra l'Aurelia e il Capannone della Vetraia, c'è una persona inconsapevole di trovarsi nel campo d'azione dell'obiettivo di una macchina fotografica. Il bello è che sono sicuro che nemmeno il fotografo fosse a conoscenza dell'ottima fattura della sua macchina fotografica. E' sorprendente come lo zoom prima che inizi a sgranare possa agire su queste vecchie foto. Vediamo ora lo zoom del particolare indicato come 1 dalla freccia e cioè quello della presunta persona al lavoro nei campi. L'intenzione del fotografo non era certamente di riprenderlo, nè è umanamente possibile per me riconoscere qualcuno dei miei parenti, però a guardare la misera stampa 8x6 sgraffiata e ingiallita da cui proviene, tutto mi sarei aspettato meno che da una macchia bianca potesse uscire fuori una persona....davvero ben fatta quella foto. Le inferriate sono quelle di oggi, senza ruggine!

Si vedono benissimo i vestiti bianchi, i capelli scuri e il braccio lungo il corpo. E' chiaramente estate viste le maniche corte e la vegetazione.
L'estate del 1930. 75 anni fa. Complimenti per l'obiettivo.
Sullo sfondo si vede anche il Capannone della Vetraia, in perfette condizioni. Ma di questo parleremo più avanti nella sezione apposita.
Dopo neppure dieci anni sarebbe scoppiata la guerra e di qiell'enorme fabbricato sarebbero rimaste mura diroccate, fino ai giorni nostri.
Veniamo ora al particolare indicato con la freccia numero 2. Lo trovate molto ingrandito e senza il minimo sgranamento in basso a destra Addirittura si vedono dei graffi sulla foto, ma è nettamente distinguibile la scritta "Viareggio. Quello che è il limite della città e che ora si trova praticamente al passaggio a livello sulla linea ferroviaria Viareggio Firenze. Circa un chilometro indietro. Allora il limite urbano non comprendeva tutti i quartieri nuovi che sono stati costruiti nei pressi del Fienile. Insomma Viareggio cominciava davanti a Villa Romana. Ma c'è un altro particolare riguardo quel cartello.

E' per occhi esperti, ma sulla cornice inferiore scura del cartello, si legge benissimo la scritta "SHELL". Anche allora al Cavalcavia evidentemente c'era una pompa Shell. Per le poche macchine che giravano. La circolazione stradale al Cavalcavia non era com'è adesso. Era una semplice rotatoria e la via Aurelia proseguiva verso Massa laddove ora invece si viene in senso unico opposto dopo avere superato il supermercato e prima di curvare a U per entrare in Viareggio o proseguire per Pisa. Lo Shell è rimasto in pratica fino ai giorni nostri. E' ovviamente diventato IP, fino a un paio di anni fa quando se lo comperò l'AGIP. Bene questa semplice curiosità e queste piccole scoperte hanno tenuto banco oggi, ma se ne avete da raccontare, scrivetemi.

Per esempio sto cercando foto della Vetraia diroccata. E pensare che le ho vissute a lungo.....accidenti, mai che mi fosse venuto in mente di scattarne una. Un ultima cosetta che deriva sempre da quella foto, che si può notare ingrandendo una delle due colonne del cancello, e che dalla foto piccolina stampata che ho avuto in dono non si poteva notare da quanto è piccola, è la targa "Villa Romana". La stessa targa che ancora è presente oggi nello stesso posto. Assieme alla Madonnina sull'altra colonna. Colonne che portano i colori di Roma. Certo, dopo quasi ottanta anni, il tettuccio e la facciata muraria con le colonne e le inferriate di recinzione, avrebbero bisogno di qualche lavoro....E' una costruzione che risale al 1925, prima di essa c'era un cancello e una selva. Il cancello è stato tagliato a misura per ospitare il tetto. Ma anche di questo ne riparleremo esaminando qualche altra fotografia interessante. Che ogni tanto salta fuori da qualche valigia in certe soffitte polverose.

PRIMA E DOPO GLI ANNI '50.
Come al solito se volete vedere le foto più grandi fateci un clic sopra col mouse! Sono sempre sui 50-60k, assolutamente godibili e belle! Siamo negli anni '30,verso la fine. La guerra non si sapeva nemmeno cosa fosse, tutto era abbastanza tranquillo a Villa Romana. Di lì a poco, poi, avrebbe attraversato il periodo più buio della sua storia, ma ora si vedono delle macchine, si vede mio zio Achille, classe 1922 ancora imberbe e nulla lascia sospettare l'imminente catastrofe!

Certo qualche appassionato di automobili potrebbe aiutarmi a riconoscere il modello, la marca e magari il colore visto che allora come fantasia non è che si spaziasse molto nelle tinte! Oltre alla macchina si può notare nella foto un numero civico diverso da quello attuale e che allora la guida era a destra. Inoltre appare chiaro da quanto si vede sull'asfalto della via Aurelia che allora molto del traffico era ancora a cavallo.
 


Il tempo passa, c'è stata la guerra e il brutto è alle spalle. Bello il gruppo di famiglia sul terrazzo!
Siamo alla fine degli anni '40, il terrazzo non presenta ancora la balustrina e le colonnine che ha oggi, mentre si intravede nella foto una foglia di palma in primo piano. La pianta è appena nata. Inutile dire che ora è alta 20 metri e che ha un fusto considerevole! L'estate allora, non c'è che dire, era piena di gente in casa! Nella foto riconosco mia madre, mia zia, mia nonna e sua sorella, gli altri non so chi siano! Forse c'è Tata sullo sfondo, ma l'immagine è leggermente "mossa": Quante cose si riescono a trovare nei vecchi album di foto...

 
E passiamo al Carnevale del 1950! In Piazza Mazzini si vede il carro di Carnevale "King Kong! Io non ho mai "amato" troppo Viareggio per il suo Carnevale, forse perchè il periodo che Viareggio mi vede è prevalentemente quello estivo. E non mi sono mai affezionato troppo a questa manifestazione, però devo riconoscere che è particolarmente importante, e che in Italia hanno fatto e stanno facendo di tutto per potergli portar via il primato e celebrare altri "carnevali" molto meno nobili e ben riusciti di quello viareggino! Una considerazione però guardando la foto la voglio fare. Se la foto fosse a colori o se vedeste una foto in bianco e nero di un carro degli ultimi anni, potreste distinguere facilmente il fatto che tra uno e l'altro ci siano 55 anni di differenza? La tecnologio contro l'arte e la creatività non può nulla! Potrà far muovere un braccio, potrà far sussultare o oscillare trecento particolari di un carro, ma in una foto dove tutto è fermo, quella che è rimasta immutata e inalterata nel tempo come se esso si fosse fermato è solo l'arte! E icreatori dei carri di Viareggio ne hanno da vendere. Sono veramente dei maestri.
 
Sempre dello stesso periodo, forse, anzi senz'altro precedente, questa foto della Passeggiata all'altezza di Piazza Mazzini.Con
il vecchio aspetto del Belmare che conservò fino in epoca moderna. Una bella Topolino primo tipo in primo piano, una Vespa, dei signori con dei cappelli assolutamente inattuali seduti all'ombra, una Balilla in secondo piano e qualche nuvola nel cielo di quella estate. E la foto dimostra anche che avere delle bellissime palme in Passeggiata si può! Ho ingrandito la foto originale, non quella per web molto più bassa come risoluzione, e ho visto una freccia blu poi cancellata indicante una stanza dell'Hotel. In effetti era strano che i miei facessero foto di alberghi se non per ricordare forse qualche bella giornata passata con qualche amico o parente nel suo soggiorno estivo a Viareggio!

La data di questa foto è invece certa! Io non c'ero ancora e mia madre era bellissima in quel lontano 1952 a soli 33 anni. C'era anche una Topolino tipo successivo con tanto di timbro di medico a loro appartenuta. Non ricordo quella macchina targata Roma 15, mentre ricordo perfettamente una Fiat Giardinetta targata Roma 173238 marroncina di pochi anni dopo. Il colore seppia della foto fa capire che il tempo passa e purtroppo non è un effetto speciale! La macchina è in un posto davvero inusuale per il nostro giardino! Sotto la finestra di quella che fu la camera di mia nonna! Credo proprio che "loro" (i genitori autoritari di allora!) non ci fossero, perchè non avrebbero mai autorizzato un "parcheggio" del genere. Mia nonna ha combattuto una vita con le macchine. Voleva il giardino sgombro! Nella foto si vedono degli insoliti fichi d'India nell'aiuola che mai mi ricordo di aver visto. Estinti! E si vede un muro dietro la macchina. Il muro della Vetraia. C'è già un cachì piccolo piccolo (ora è un bell'alberotto grande e grosso) e non c'è recinzione. Infatti ricordo che c'erano tre fili con dei paletti ad un metro e mezzo massimo di altezza scavalcabili da chiunque. Ma allora si lasciava la chiave attaccata alla porta! C'erano i sostegni delle pergole, poi tolti un paio di anni fa perchè pericolanti e una facciata di casa che stava in condizioni forse anche peggiori di ora!

Altra foto sempre di quel periodo. Viareggio ovviamente. Mare. Stabilimento Principe di Piemonte. Si vede la fine della scritta Imperia di fronte. Non so dirvi se ero nato, ma penso proprio di si. Altra giornata d'estate, altre vacanze, altro perido spensierato.
La piazzetta con la fontana della sorellina è sempre al suo posto e c'è già una sorta di giardinetto che ricordo benissimo perchè....meglio lasciare perdere questi delinquenti coi motorini quello che facevano.....meglio, va...!
Le mattonelline rigate del pavimento esistono tuttora. Cinquant'anni dopo sempre le stesse. Incandescenti e fastidiose per i piedi, piene di sassetti nelle righe, progettate ovviamente per scolare l'acqua....Agavi e fichi d'india nel giardinetto antistante il piccolo pezzo di spiaggia libera. La spiaggia libera in quella piazzatta poi finì, col Principe di Piemonte e l'Imperia che si spartirono il bottino appetitoso. Rimane ancora il varco d'entrata al mare.



 

Adesso si che sono nato! Sotto il vigile sguardo di mia madre, nel 1955 ero in braccio agli "zii". Ho messo le virgolette alla parola "zii" perchè ricordo ancora le litigate furiose con i miei zii veri che dicevano sempre che loro erano "zii" mentre gli altri erano "cacio cotto". In effetti erano amici dei miei, carissimi amici dei miei, che frequentavano casa nostra spesso, forse gli unici amici veri che rimasero fino in vecchiaia. Tale era l'affetto che vennero "promossi" sul campo. Ma ai miei zii, specialmente alla zia che ancora mi accompagna, l'ultima rimasta, non è mai andato giu'! Ora dico che aveva ragione, ma allora come potevo? La regia era di qualcun altro e l'affetto era vero! Passando al lato "tecnico" della foto di Villa Romana, si nota la pergola dell'uva fragola che era alta, mentre ora è bassissima. Si nota un nespolo ora gigante e si notano oltre al solito muro della Vetraia, anche le colonne del cancellino che separava Villa Romana vera e propria dalla casa dei "custodi" che ora è stata venduta. Il cancellino era molto dentro la nostra proprietà, poi venne spostato qualche metro indietro, ma sempre uguale nella forma e struttura. Davvero allora era dentro casa. Manca inoltre anche l'entrata su via della Vetraia, resa operativa in anni successivi. C'è il solito gattino randagio che fino all'avvento di Bulk o di Pitì, non è mai mancato in casa nostra!

E veniamo all'ultima foto. Non mi piace far vedere foto mie, ve ne sarete accorti perfettamente. Per questa faccio un eccezione. Perchè mi hanno fatto due "balle" cosi' col Principe, con la piscina e coi miei capricci che volevo andare ogni giorno a fare "cick e ciack" nella piscinetta. L'ingegnere già col secchiello nella piscinetta promette bene a quanto pare....
Allora al Principe di Piemonte la piscina era di acqua salata. Sempre sporca. Non si vedeva mai il fondo. C'era un pavimento di legno come terrazza sopraelevata inaccessibile dai lati, poi rimpiazzato dal marmo e dove finivano sempre i soldi nelle fessure. Noi bambini eravamo dei discoli e trovavamo sempre il modo di strisciare sotto a cercare i soldi caduti agli adulti! Inoltre intorno agli altri tre lati della piscina "correva" questo fiumiciattolo, nato per fare sciacquare almeno i piedi a chi entrava in piscina e che poi andava "sotto il terrazzo di legno per chiudere il circuito. Alimentato dalle docce e da acqua corrente che si cambiava in continuazione. mattonelline celesti ovviamente e tanta felicità per un bambino di un anno.
Bene, per questo tema abbiamo finito, spero che questa cavalcata nel tempo vi sia piaciuta. Da parte mia prometto che non sarà l'ultima. Materiale ne troverò ancora, non vi preoccupate!
 

 



RADIO BABILONIA E LA CACCIA AL TESORO.
Prendo spunto da un bel regalo arrivato per Natale per dire due parole su un qualcosa che riguarda il mio passato e anche quello di Villa Romana. Visto che il mio archivio enigmistico e molte delle vicende che mi hanno legato a Radio Babilonia sono nate in giardino davanti a un tavolino. Il regalo natalizio di Alessandro P. e Elena è un bel libro sulle radio private Viareggine. Si parla del solito periodo d'oro che per semplificare diremo "anni '80". Radio Babilonia è senz'altro molto di più di un PERSONAGGIO per Viareggio. Ha rappresentato per lo meno per una ventina di anni il microfono piu' auterovole della città. Per questo ho messo questo pezzo in questa sezione. Approfitterò questa volta di questo meraviglioso personaggio che è stato Radio Babilonia per raccontare un periodo ad essa molto legato.
Insieme ad Alessandro P. che faceva lo speaker a Radio Babilonia, anche io, essendo a suo tempo buon amico di Franco Marlia e di Andrea Giunta, bazzicai spesso la vecchia sede del Partito Liberale in via Fratti. Andavo poco in radio in voce, ma organizzavo in estate, nel fresco di casa mia, le Cacce al Tesoro che si svolgevano ogni anno dopo ferragosto. La mia "folgorazione" per questo tipo di gioco avvenne nel 1965, anniversario "tondo" della nascita di Dante Alighieri. La Nazione infatti organizzò una Caccia al Tesoro meravigliosa tutta basata sulla Divina Commedia, i suoi personaggi e la sua ambientazione. Era fatta talmente ben che ancora me la ricordo. Faccio una piccola digressione per raccontarvi due giochi per farvi capire l'elevato livello qualitativo. A una tappa ci vennero forniti 50 cartoncini bristol  10x5 cm. Ognuno aveva stampata sopra una terzina della Divina Commedia e degli strani puntini sul dorso che singolarmente si vedevano poco, ma ricomposto il mazzetto, sembrava sporco di viola! Sul foglio delle istruzioni c'era scritto: "Mettetele in ordine di canto e cantica. Poi, attenzione......un piccolo movimento e il gioco è fatto!" Bene, una volta messe in ordine le terzine,si doveva prendere questo mazzo di carte e in pratica spillarlo come le carte da poker, inclinandolo su un bordo. I puntini viola diventavano una scritta che forniva la destinazione della tappa successiva. Fantastico!  Un'altro gioco non era ambientato ai tempi di Dante, ma era geniale lo stesso. C'erano due riquadri identici, assolutamente straboccanti di oggetti. Nel secondo riquadro però ne mancavano solo DUE rispetto al primo. Bisognava trovare i due oggetti mancanti, e l'anagramma dei nomi di questi oggetti meno una lettera e un'altra lettera sostituita, avrebbe fornito il nome della località della successiva destinazione. Bene, dopo un'enorme fatica gli oggetti mancanti erano una sorta di vassoio e una inequivocabile racchetta. Ma VASSOIO e RACCHETTA dicevano poco......non se ne cavava un ragno dal buco! Mio Zio Achille, grande mente enigmistica (e collaboratore della Settimana Enigmistica), capì che il problema era nel vassoio, senza dubbio da rinominare! Ed ecco che dopo vari piatti, cabaret o plateau, saltò fuori una meravigliosa antipastiera. Bene, da ANTIPASTIERA e RACCHETTA, cambiando solo una A con la O e togliendo una I, salta fuori: PIETRASANTA ROCCHETTA. Geniale! Penso che in questi giochi ci debba essere lo zampino di un certo Grillo....(sua sigla da CB-radioamatore) abbondantemente noto a tutti i Viareggini, grande enigmista!
Va bene, torniamo indietro e chiudiamo la parentesi. Mi ero innamorato di questo tipo di gioco e soprattutto dello stile con cui venne organizzato in quella particolare edizione. E approfittando del fatto che nella mia famiglia di Settimane Enigmistiche ne giravano parecchie, specialmente l'estate, quando mi si ripresentò l'occasione mi ci tuffai a pesce. Le prime Cacce al Tesoro le organizzai al Bagno Principe di Piemonte. Con pochi partecipanti e soprattutto a piedi. Furono un rodaggio notevole e pochi anni dopo, quando frequentavo Radio Babilonia, cominciarono quelle serie a livello "importante". Siae, permessi in comune e percorso per tutta la Versilia, colline comprese. Le mie Cacce al Tesoro sono state per esempio la fortuna del Ristorante Purgatorio, visto che allora era uno spuntino pomeridiano per pochi intimi e ora un ristorante con la fila tutti i giorni. Ogni anno almeno duecento persone si arrampicavano lassù per un arrivo di tappa. La destinazione era ottimale, faceva fresco ed era lontana!
La Radio giocò un ruolo fondamentale. Con qualche trasmissione prima dell'evento nelle quali regalavamo qualche biglietto, tastavamo il polso ai nostri ascoltatori e misuravamo la temperatura delle attese della gente. Le telefonate in trasmissione erano numerosissime e l'interesse cresceva! Io mi ero cominciato a preparare qualche tempo prima. Nel fresco di Villa Romana, sotto un bel leccio, bastava un tavolino, un blocco e qualche libro giusto per degli spunti interessanti. In qualche armadio di Villa Romana, pensate, ci sono ancora i copioni delle vecchie Cacce al Tesoro! Un anno successe il panico. Fui imprudente e lasciai il dossier della Caccia al Tesoro sul sedile della mia cinquecento gialla. Mi allontanai un attimo e.... qualcuno a me ben noto, lo portò via: me lo restituirono qualche giorno dopo, buttandolo dentro casa dal cancello sull'Aurelia, quello che apriamo poco. Per combinazione me ne accorsi, ma era tardi....Mancava pochissimo all'evento. Le locandine erano in tutti i bar di Viareggio, la radio pompava la gara, non si poteva rimandare o annullare! Dovetti fare tre o quattro nottate per cambiare TUTTO di sana pianta! Chissà la faccia di quelli che si erano preparati quei quiz e quei giochi!
Radio Babilonia organizzava poi la serata di premiazione in vari locali di zona. L'ultimo anno riuscimmo a mettere in palio un bel motorino. Le premiazioni avvenivano o al Linus (ve lo ricordate, vero?), o alla Capannina. Le presentava Alessandro, lo conoscete oramai. Io gli davo una mano ingloriosamente. Riguardo alle illazioni sui vincitori e sui raccomandati, (ma quello di infangare e di rovinare ogni bel giocattolo è uno sport nazionale!) mi basta dirvi che io neppure sapevo chi fossero, guardandoli in faccia.
Era tutto bello ed emozionante in quell'organizzazione. La stampa delle locandine, il giro delle tipografie, delle assicurazioni, le bozze, la ricerca degli sponsor e dei premi! E la scelta delle località per le tappe! Giri in collina e in campagna per trovare la sede giusta, correzione di ogni bozza mille volte! Chi mi aiutava? Beh, Gianluca (deltaplano), era un ottimo collaboratore. Alessandro anche. E un anno Emanuela risolse alla grande il problema fotocopie! Paradossalmente io mi divertivo molto più ad organizzarla, che  a viverla nel suo giorno di effettuazione. Anzi quel giorno ero nervoso, preoccupato, agitato perchè anche se noi in tutti i modi chiarivamo che il tempo non era un fattore determinante, privilegiando i punti derivanti dalla risoluzione dei quiz, vuoi o non vuoi, la gente correva sempre e la interpretava come una corsa automobilistica. Gli incidenti erano sempre in agguato e anche i nostri errori. Un anno vennero invertiti i fogli di due tappe per una buona metà di equipaggi. Fu un errore della tipografia che ci consegnò quei fogli mischiati, e di chi era addetto al controllo (grrr...non dico il nome....) Riuscii a metterci una toppa, ma che brividi!
E comunque che gran bel periodo. Mi ricordo che dopo qualche anno la manifestazione smise di essere patrocinata dalla radio e passo' al bellissimo Bar "Il Cavallino" con il Ferrari Club di Viareggio di Nello e Blasco. Sempre con la mia organizzazione.


JACK.
Agosto 1969. Padule. Ero in bicicletta lungo il Malfante. Sole e vento, verso sera. Troppo vento per smuovere cosi' le canne alla base. Infatti scendo e spunta fuori un cane. Pointer bianco e nero. Avrà avuto un anno, forse meno. Mi lecca e non smette mai. Lo accarezzo, ma si muove male, non mi convince, scodinzola poco. Poi vedo. Il sedere completamente impallinato. Mi fa una gran pena, ma sembra stare abbastanza bene, ferite a parte. Un quarto d'ora di coccole poi devo tornare verso casa, è l'imbrunire. In fondo ho solo quindici anni e anche se mi sento grande, gli orari di rientro esistono. Un'ultima carezza e mi metto sui pedali. Arrivo al ponte della Morina andando piano perchè è strada sterrata e mi fermo per immettermi sulla strada principale. Mi volto per vedere se passa qualche macchina e lo rivedo. Non ce la faccio e mi fermo di nuovo. Mi segue. Non c'è verso, mi segue fino a casa. So già che a casa non lo vorranno, è morto da poco un altro cane e la tristezza è stata troppa. Lo vedono. Piace. E arriva la promessa. Finchè non si parte il cane può rimanere in giardino. Così guarirà. Lo curo amorevolmente, migliora e guarisce. Passa agosto e passa settembre.

 
Proprio qua 34 anni fa trovai Jack

Io e Jack siamo una  cosa sola. Mi segue come un'ombra. Ormai è vivo, felice e amante della vita. Ha dimenticato il precedente padrone che l'ha cacciato a fucilate per aver sicuramente commesso un errore grosso a caccia. Ma alla fine di settembre comincia la scuola a Roma. Zio, nonna e Pina restano. E Jack pure. Io già di mio sono allergico alle partenze. Ma quella partenza mi uccise dentro. Jack rimase li', amore di un mese. Purtroppo fui proprio io a fargli del male per la seconda volta. Lasciandolo. Io che gli volevo bene da morire. Ma non lo dimenticai mai. A Roma arrivo' una lettera di mio zio che a fine ottobre in prossimità del suo ritorno, aveva portato Jack da un amico. Il Carrozziere Faliero, quello che stava alla curva del De Sortis dove ora c'è la palestra. I primi mesi di scuola furono infernali, arrivò qualche notizia, poi più nulla. Jack, dove sarai finito mai? L'anno dopo chiedo di lui, ma Faliero non ne sa nulla. Mi sono un po' vergognato tra le lacrime anche se non potevo proprio farci nulla. Quando si è bambini o ragazzetti funziona così.



DURANTE LA GUERRA.

Ovviamente sono racconti, ma le nonne sono specializzate nel tramandare le notizie. Durante la seconda guerra mondiale l'occupazione nazista fece sconquassi dappertutto e davvero è impensabile pensare che Villa Romana si potesse essere salvata. I raid a causa del vicino capannone della Vetraia adibito a deposito e a quartier generale furono moltissimi. Spaccarono mobili, frantumarono i cristalli degli armadi e sfondarono i muri. Alla loro fuga, conseguente al bombardamento della Vetraia e alla quasi distruzione del suo deposito, entrarono in casa delle famiglie di povera gente in fuga. Tante famiglie. Si sistemarono in tutte le stanze e a causa del freddo accesero il fuoco per terra più o meno dappertutto. Purtroppo i pavimenti si rovinarono per sempre e i mosaici saltarono. Finito il pericolo e superato il momento del bisogno, le famiglie si ridiressero verso quel che restava delle loro abitazioni originarie con la speranza di tornare a vivere in pace, ma purtroppo i danni rimasero. Il pavimento della stanza centrale si presenta gravemente rovinato a causa di quanto raccontato e, da molti operai diagnosticato come irrecuperabile. In altre stanze si posarono dei pavimenti di ripiego in epoche successive, purtroppo; evidentemente le condizioni del manto originale erano assolutamente fatiscenti. Inoltre, ancora oggi in soffitta, a causa dei recentissimi lavori, sono state trovati elmetti e un'arma bianca risalente alla guerra. Succede spesso che qualche persona che passa da via della Vetraia si fermi a guardare. Ne scaturisce un dialogo e non è raro che mi raccontino che alcuni loro parenti in difficoltà passarono gli inverni rifugiati da noi. Almeno quaranta persone accatastate alla meglio pernottavano in casa in quei tempi bui.



IL FOSSO LAMALONGA
Negli anni '60 si era in pieno boom edilizio. Il Varignano stava sviluppando e cresceva a dismisura. Sul lato sinistro di Villa Romana, parallelo a Via della Vetraia esisteva un fosso scoperto. Con un ponticello sul marciapiede dell'Aurelia vecchia. Il suo nome è Lamalonga ed è a tutti gli effetti un affluente del canale Burlamacca. I miei mi hanno raccontato che alla sera bevevano la sua acqua limpidissima e la usavano per mille necessità. Tutto questo avveniva negli anni '30. Ma io, bambino degli anni '60 ricordo solo una gran puzza e nugoli di zanzare. La vita era diventata impossibile e dovette intervenre il Comune di Viareggio con un'opera ciclopica di imbrigliamento del fosso dentro un enorme tubo di cemento armato e pietre. La "posa" avvenne in quegli anni '60. Lungo il fosso correva la nostra rete di recinzione. Ora è tutto chiuso e se ne può "intuire" la presenza dall'enorme vegetazione che continua a rispuntare fuori da sotto pur non ricevendo acqua che dal cielo. Il fosso Lamalonga era diventato una fogna a cielo aperto. Ad esso si erano collegati moltissimi pozzi neri e tubi di scarico di chissà quante mai casette nate in quegli anni. Un vero peccato. Esiste tuttora, ma convogliato nell'enorme tubo grigio.

IL CAPANNONE DELLA VETRAIA
Eravamo bambini e la sua sagoma misteriosa troneggiava per tutto il Varignano. Tegole in bilico, travi pericolanti, regno delle tarantole (che poi sono i comunissimi gechi con un cattivissimo nome usurpato). C'erano scritte risalenti alla guerra. "Infermeria" "Fureria" "Vetreria".... Cancellate dal tempo. Muri a pezzi, porte inesistenti, muraglie di rovi e cataste di macerie. Era un posto pericoloso. Ma a noi piaceva. Marcella, Simonetta, Fabiana, Renato, Alessandro e Clara. Sempre a cercare un modo per entrarci di nascosto ai custodi Mario Meniconi e Carollo. C'erano le more. Mai viste cosi' grosse. Si rischiava la caduta di qualcosa sulla testa, certamente, ma erano troppo buone! E spesso non farci entrare là era solo per nascondere che i grandi se le volevano prendere tutte per loro! La notte,  mi ricordo che i residenti tiravano alle tegole con le carabine a pallini per divertirsi. Il rimpianto è non avere neppure una foto di questo edificio. Ora al suo posto c'è l'Italmaco e pare veramente impossibile che quel muro della Vetraia con i cocci di bottiglia sopra, quel grosso cancello nero e tutto quello che era in Vetraia non ci sia più e si veda solo dell'asfalto.
Ve ne racconto un'altra. Divertitevi a farlo. Nel posteggio pieno di pini dell'Italmaco, se ci fate caso attentamente c'è un pino più grande degli altri. Era l'unico pino che c'era allora ed è anche l'UNICO RICORDO della Vetraia di un tempo.
La sera i pipistrelli entravano e uscivano dal capannone misterioso. Dov'è ora tutta la zona Vetraia e Italmaco tanti anni fa non c'era un centimetro di asfalto. Solo il capannone abbandonato, rovi e strade sterrate. Una volta sola ci vidi un serpente. Una biscia di un metro. Aveva casa nel capannone.